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I misteri di Firenze

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Possono esistere misteri, in una cittĂ  dove anche i muri sanno tutto di tutti?

Scritto sull’onda lunga del successo di “Les mystĂšres de Paris” di EugĂšne Sue – artefice di una vera e propria moda culturale – “I misteri di Firenze” Ăš la prima opera di ampio respiro di un ancora giovane Carlo Lorenzini, in arte Collodi. Il romanzo del toscano, tuttavia, sotto molti aspetti si discosta dai modelli europei: a differenza, ad esempio, di Émile Zola, che per i suoi “Misteri di Marsiglia” avrebbe consultato atti di processi, libelli e articoli di giornale, Collodi, non potendo raccontare grandi storie sulla criminalitĂ  fiorentina, dovrĂ  limitarsi al peccato piĂč diffuso nel capoluogo granducale: la maldicenza! E cosĂŹ, preoccupandosi di raccontare la totalitĂ  del mondo sociale fiorentino a partire da un singolo evento (proprio come Francesco Mastriani nel suo “I misteri di Napoli”), egli racconta Firenze prendendo spunto da una serie di scandali finanziari, che sconvolsero l’opinione pubblica alla fine dell’epoca lorenese


Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini (1826-1890), nasce a Firenze in una famiglia di basso ceto. Studia grazie all’aiuto economico dei marchesi Ginori (per cui entrambi i genitori lavorano) e, dopo qualche anno in seminario, nel 1844 inizia a lavorare come commesso nella libreria Piatti. Inizia intanto, giovanissimo, a pubblicare i primi articoli per L’Italia musicale. Prende parte da volontario sia alla Prima che alla Seconda Guerra d’Indipendenza, affermandosi come critico, giornalista e scrittore. Nel 1883, dopo averlo pubblicato a puntate sul Giornale per i bambini, dĂ  alle stampe il suo capolavoro, “Le avventure di Pinocchio”. Tradotto in piĂč di trecento lingue, “Pinocchio” Ăš anche l’opera italiana piĂč letta al mondo, nonchĂ© il libro piĂč tradotto di sempre dopo “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-ExupĂ©ry. Collodi – pseudonimo tratto dal paese d’origine della madre – ha goduto in vita di enorme fama, pubblicando anche altre opere come “Il regalo di Capo d’Anno” (1884) e “L’onore del marito” (1870).